Presentazione

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A partire dalla metà del secolo scorso l’Università ha visto una crescita esponenziale dei propri apparati per far fronte alla moltiplicazione delle discipline, alla generalizzata apertura dell’istruzione superiore a fasce sempre più ampie della popolazione, al rafforzamento delle relazioni col territorio e, al contempo, a una sempre più marcata proiezione verso una dimensione internazionale. Tali cambiamenti hanno determinato conseguenze su almeno tre piani: sulla qualità e sulla quantità della propria memoria documentaria, nonché sulle attenzioni conservative a essa rivolte. Generalmente le università concepiscono i propri archivi più a supporto dell'azione amministrativa e dei processi decisionali che dell’insegnamento e della ricerca, nonostante siano fonti primarie per l’identità degli atenei, del corpo docente e di quello studentesco. In questo caso, l’Università della Tuscia, unitamente alle comunità professionali e studentesche, sta sviluppando una vocazione culturale – di testimonianza della propria storia in rapporto a quella del contesto in cui opera – attivando significative iniziative di valorizzazione della propria memoria e di quella del territorio in cui è inserita. Importante è il ruolo assunto nei secoli dal complesso monumentale di Santa Maria in Gradi, prima convento domenicano, poi dal 1883 al 1993 luogo di pena, e dal 2003 sede dell’Ateneo della Tuscia. Sia le fonti del Convento di Gradi sia quelle del carcere sono oggi testimonianze preziose quanto sconosciute perché ancora inedite. 

Il complesso archivistico ha quindi assunto la funzione di "sistema memoriale" ampliando la propria attenzione verso i materiali fotografici e audiovisivi, valorizzando le testimonianze orali e integrando la memoria accademica con archivi personali o di organizzazioni legate alla vita universitaria, quindi in grado di rappresentare da ulteriori prospettive il radicamento dell’Ateneo nella società e nei contesti urbani di riferimento. In tale quadro si viene ad inserire la creazione di ArchiLab, Laboratorio di archivistica e digitalizzazione dell’Università della Tuscia, mediante il recupero, il restauro ed il risanamento di uno spazio abbandonato del complesso monumentale di Santa Maria in Gradi da destinarsi all’uso di studenti anche di scuole cittadine. Obiettivo del laboratorio è quello di essere un centro attivo sul territorio svolgendo attività di sperimentazione e di consulenza, ampliare e aggiornare costantemente le proprie competenze, e di contribuire, con la propria attività, al progresso e al miglioramento delle metodologie di lavoro nel campo della digitalizzazione dei beni culturali, in particolar modo degli archivi. Il punto di partenza è sicuramente l’archivio dell’Università degli studi della Tuscia attorno al quale ruoteranno tutte le varie iniziative. Si pone inoltre la necessità di elaborare strumenti digitali adeguati alla fruizione diretta e indiretta degli archivi da parte di un pubblico diversificato, composto da specialisti e da utenti occasionali. Sistemi che offrano la possibilità di rendere evidente il ruolo dell’Ateneo per lo sviluppo della società e del contesto in cui è inserito, di integrare la dimensione istituzionale con quella individuale, di far dialogare documenti tipologicamente difformi, di garantire l'accesso dei cittadini ai documenti. Gli strumenti devono essere sostenuti da una congrua conoscenza di questi complessi di fonti, a seguito di puntuali operazioni di riordino, descrizione e gestione archivistica, che portino alla realizzazione di adeguati ambienti di restituzione delle informazioni.

L'elemento cardine risulta quindi lo studio e l’analisi di un modello di rappresentazione digitale della memoria d’Ateneo, sviluppando un percorso esemplificativo che offra alcune narrazioni e mostre virtuali. Elaborazione di narrazioni digitali, per comunicare aspetti particolari e presentare personaggi e fatti significativi della storia dell’Ateneo, attraverso il ricorso alle fonti documentarie testuali, fotografiche e audiovisive proposte in maniera coerente e dinamica, come esemplificazione di ulteriori percorsi da proporre a utenze diversificate.

Elaborazione di mostre virtuali, per la condivisione di collezioni tematiche di oggetti digitali, rivolte sia ad un pubblico generalista, sia ad un'utenza specialistica grazie al collegamento con le fonti e i contesti, proposte in open access.